Non è certo che la lingua parlata dai macedoni sia una delle più antiche, anche se la questione sulla sua classificazione sia un dibattito molto acceso. Molti sostengono fermamente che il macedone non sia una vera e propria lingua ma un dialetto bulgaro; mentre altri sostengono che non dovrebbe neanche essere definito “macedone” (perché così è chiamata anche la regione della Grecia settentrionale). Ma non preoccupatevi, se vi state chiedendo qual è la lingua più antica del mondo ci siamo qui noi alle prese con i dubbi più intricati cercando di svelare la storia della lingua.
Skopje, la capitale della Macedonia, è un luogo affascinante. La vegetazione che la circonda le da un tono mediterraneo, anche se il paese non ha fughe sul mare. Gli edifici più famosi, o quelli che si pensano essere i più famosi, hanno un aspetto ellenico. Affianco possiamo trovare altri tipi di edifici caratteristici di tutti i paesi che hanno fatto parte del blocco comunista nel Centro e nell’Est Europa. Incollato a questi edifici e su tutta la flora mediterranea, c’è un segno concreto che ti informa di essere in un paese slavo: l’alfabeto cirillico. A Skopje si può trovare la statua degli uomini che inventarono l’antico alfabeto cirillico, e solo in seguito scrissero il loro nome. Tra le bianche colonne, tra le statue di bronzo di re e guerrieri in tunica, ci sono due figure barbute con un aspetto religioso, con in mano simboli che dimostrano la loro posizione: un bastone da pastore e un libro. Questi due uomini sono i Santi Cirillo e Metodio, adorati in tutto il mondo slavo per il loro contributo verso le lingue e le persone che parlano le diverse varianti.
Attualmente, gli esperti tendono a suddividere le lingue slave in tre sottogruppi: il ramo orientale che comprende russo, ucraino e bielorusso; il ramo occidentale con ceco, slovacco, polacco e diverse lingue minoritarie; e quello meridionale che comprende le lingue dell’ex Jugoslavia (sloveno, croato, serbo, bosniaco e montenegrino), il bulgaro e il macedone. All’epoca di Cirillo e Metodio, nel IX secolo, queste lingua avevano appena iniziato a differenziarsi. Ai due futuri santi, proveniente dalle zone intorno alla Tessalonica nell’allora Impero Bizantino, fu dato un compito gigantesco: cristianizzare gli slavi di Moravia. Se attualmente il nome descrive la regione sud orientale della Repubblica Ceca, allora descriveva un’area che si estendeva dalla Polonia meridionale all’Ungheria occidentale. Essendo loro stessi slavi, i due monaci erano ben equipaggiati per confondersi con i loro fratelli settentrionali. Loro riuscirono anche in ciò che nessun slavo settentrionale era riuscito a fare: tradurre la Bibbia in una lingua comprensibile alle masse non ancora convertite.
Ma nessuna versione della lingua slava fu codificata e scritta. Fu prima necessario creare un linguaggio capace di catturare il loro suono. Lo fecero attraverso l’alfabeto glagolitico, che assomiglia al runico o un po’ toulkiniano, all’occhio moderno. Questo si evolse nel più semplice ed ugualmente funzionale alfabeto cirillico, che attualmente è l’alfabeto standard un molti paesi slavi, inclusi quelli dell’ex Unione Sovietica, anche l’attuale Macedonia. Utilizzando il precursore del cirillico, scrivevano una lingua ora conosciuta come antico slavo ecclesiastico. La lingua che i Santi Cirillo e Metodio codificarono e usarono per tradurre la Bibbia era essenzialmente quella da loro parlata, che al tempo era mutualmente intellegibile, anche se non era un dialetto simile, dagli Salvi di Moravia. È difficile dare un nome a questo dialetto. I santi erano salvi della Macedonia greca, non del territorio appartenente all’attuale Stato; né da quella che oggi è la Bulgaria. Bisogna ricordare che nel IX secolo due slavi da una di queste tre aree erano capaci di capirsi l’un l’altro. Da quel momento in poi, le lingue slave si sono così differenziate che un macedone, andando in Moravia, riuscirebbe a capire qualche ingrediente nei menù, non di più. Invece se viaggiasse in Bulgaria, le cose andrebbero meglio. Le lingue sono così simili che non tutti i bulgari riconoscono il macedone come lingua a sé, preferendo considerarlo un dialetto bulgaro. Infatti, per molto tempo, gli abitanti che abitavo quello che attualmente è chiamata Macedonia avrebbe detto la stessa cosa. Si riferivano alla loro lingua chiamandola bulgara, anche se differente abbastanza da far sì che nel XIX secolo, forti dissapori sfociarono in un tentativo di codifica unificata. Gli intellettuali bulgari rifiutarono in toto tutti i tentativi di unificazione di una lingua macedo-bulgara. L’appello per trovare un nome diverso per la lingua divenne più forte e persistente con l’ideale sempre più grande di una nazione macedone indipendente. Ciò non significa che in precedenza la lingua macedone non esistesse. I ripetuti appelli ebbero una risonanza solamente dopo la Prima Guerra Mondiale e la lingua macedone nella sua forma moderna fu codificata solamente dopo il 1944. Sin dalle prime agitazioni del nazionalismo macedone, la questione Macedonia e lingua annessa andò a invischiarsi con la battaglia politica. “Political views on the Macedonian language” ha persino la sua pagina su Wikipedia. Politica a parte, però, la codifica rifletteva la lingua che le persone parlavano già.
Quando cerchiamo di dare una risposta alla domanda su quale sia la diretta discendete dell’antico slavo ecclesiastico, quella più corretta sarebbe sia il Macedone sia il Bulgaro. Dopotutto, entrambe occupano il loro ramo della famiglia linguistica slava. Entrambi hanno mantenuto degli elementi persi dalla maggior parte delle lingue slave: gli articoli, ad esempio, così come l’approccio con i verbi. Il loro vocabolario sembra assomigliare a quello appartenente alle lingue slave orientali come il Russo, anche se la loro posizione geografica li dovrebbe collocare più vicino alla lingue slave meridionali come il Serbo.
Il macedone e il bulgaro si sono sviluppati diversamente rispetto ad altre lingue slave, un’evoluzione cominciata proprio durante la decisione di Cirillo e Metodio di creare l’alfabeto della loro dialetto nativo. Quando l’antico slavo ecclesiastico venne alla luce, esisteva una sola lingua dove ora ne esistono due. Dando un’occhiata in giro per Skopje potremmo pensare, in parte, che alcuni simboli sono stati rubati altrove, come le colonne greche o i due santi. Sebbene nessuno discuta sull’indipendenza del paese, ci sono ci sono ancora dei focolai di battaglie politiche per tutta la Macedonia, anche se non si sospetterebbe mai camminando per la capitale e passando davanti ai due santi. Chissà se hanno percorso il lungofiume dove ora si trova il monumento a loro dedicato mentre percorrevano la loro strada per la Moravia? Non la avrebbero certamente chiamata casa, ma in questo caso i macedoni, così come i bulgari e greci la rivendicherebbero come loro.